mercoledì 9 giugno 2010

AECHEOATTACK - FACCIAMO I FISICOMICI SIMBOLISTI




ARCHEOTTACK – FACCIAMO I FISICOMICI SIMBOLISTI

di Desi Satta

Innumerevole turba di lettori (*), eccomi di nuovo a voi!

Dite la verità: avevate nostalgia, vero? Non sapevate più come fare ed eravate preda di terribili crisi di astinenza, lo so, tuttavia non preoccupatevi, gli Archeo-Attack sono come la provvidenza: quando c’è bisogno di loro cadono dal cielo come la manna.

Avete finalmente demolito il nuraghe costruito nell’orto? La vostra ex-moglie ha raschiato il barile e non vi tormenta più come prima perché sa che siete dei poveri, miserabili barboni? I vostri amici si sono definitivamente stufati di fare gli spazzini (operatori ecologici), della decifrazione dei reperti nuragici e cominciano a sospettare che una lattina di Coca Cola non sia vecchia di tremilacinquecento anni? Siete stufi di essere additati per la strada e chiamati la Testa del CAS?

E dov’è il problema? Eccomi a voi con un nuovo Archeo-Attack che risolverà buona parte dei vostri problemi esistenziali, se non quelli economici (però ci stiamo lavorando) e vi consentirà di raccattare ancora qualche bicchiere di liquido alcolico per distruggere ulteriormente la vostra già compromessa massa epatica.

Oggi vi insegno come si diventa FISICOMICI SIMBOLISTI, in 20 passi o, più in generale, STUDIOCOMICI SIMBOLISTI, categoria più ampia comprendente la prima.

Per cui, se siete pensionati, disoccupati cronici con poca voglia di lavorare, bamboccioni attaccati alla gonna della mammà e alla tastiera del PC, ex giornalisti frustrati, ex insegnanti dimenticati, protoprofessori universitari con poche chance di cassare il proto- per manifesta incapacità, questo è l’Archeoattack che fa per voi: seguitelo passo dopo passo e non ve ne pentirete!

E poi, vai a sapere dove possono condurre gli insondabili sentieri del caso, potreste addirittura diventare famosi e guadagnare un po’ di grana. In ogni caso, poiché avete un sacco di tempo e poco da fare, nella peggiore delle ipotesi vi sarete dedicati ad un’attività piacevole e ricca di soddisfazioni.

Ah, senza bisogno di “aBBBondante” colla vinilica.

1) Recatevi nella più vicina biblioteca pubblica (sì, lo so che non vi piace, accidenti, in biblioteca ci sono i libri, oggetti terribili che a voi provocano l’orticaria, però non sarà così faticoso come pensate, solo un paio d’ore, ve l’assicuro, quindi fidatevi e procedete, non avrete da pentirvene!)

2) Fatevi spiegare come funziona il catalogo elettronico (ho capito che non avete voglia di studiare, accidenti, ho capito!! E allora chiedete al personale della biblioteca e fatevi trovare da loro i libri che parlano di simbolismo, simbologie, simboli e interpretazioni dei simboli)

3) Ottenuto l’elenco dei libri disponibili, fatevi indicare dove trovarli (potreste anche studiare la catalogazione Dewey, ma per gente come voi non è cosa, quindi siate orgogliosi di non sapere neppure cosa sia e andate avanti).

4) Scartate immediatamente i manuali privi di illustrazioni a colori e stampati su carta comune (potrebbero essere roba seria e per voi sono terribilmente pericolosi: sappiate che di orticaria si può anche morire; per maggiore precauzione portate con voi un mazzo di teste d’aglio ed agitatelo di fronte agli scaffali prima di toccare i libri).

5) Isolate i libri di grande formato costituiti quasi esclusivamente da fotografie e stampati su carta patinata. Con buona probabilità sono ciò che fa per voi. Se siete stati bravi ed avete seguito le istruzioni (pur nel pericolo di essere circondati da… “libri”) potreste aver trovato qualcosa del genere (fig 1).(Natale Spineto – I SIMBOLI, nella storia dell’uomo – Jaka Book 2002): un elenco di pretesi simboli che spaziano dalla preistoria ai giorni nostri,

6) Indossate un paio di guanti di lattice (il libro reperito non dovrebbe essere pericoloso, neppure per voi, ma non si sa mai: prevenire è meglio che curare), pelate uno spicchio d’aglio e tenetelo in bocca mentre compulsate il libro (abbatterà i terribili miasmi della carta stampata, responsabili dell’orticaria).

7) Sfogliate il libro ed ammirate le figure. Non state a leggere il cumulo di scempiaggini contenute nel testo, sebbene siano evidenti assurdità, per voi sono comunque troppo.

8) Cercate di capire cosa vi attira di più: le figure geometriche? Carine vero? Tutti i puntolini rossi e neri disegnati sulle pareti delle caverne, i rettangoli, i cerchi, le linee. Vi sembrano aride? Allora gli animali, da quelli stilizzati della preistoria (ma mica poi tanto) alle pitture egiziane, o giapponesi, le stilizzazioni dell’Africa nera, del Sahara. No? Non vi attirano? Insomma che cappero volete? Siete ignoranti come scarpe e fate i pretenziosi? Scarpe? Vi piacciono le scarpe? I piedi? Vi piacciono i piedi! Bene!

9) Partite dall’antichità e cominciate a raccogliere gli esempi dell’espressione simbolica umana legata ai piedi. Prima di tutto quella più antica che si conosca oggi: Lucy, il famosissimo Australopitecus Afarensis di cui sono state trovate le tracce.(fig2). Come mai Lucy ha lasciato un segno così evidente a memoria dei posteri? Ma è chiarissimo, no? Perché voleva ossequiare la Dea della Terra e, per farlo, posava le piante dei piedi sulla superficie di separazione tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti! È per questo che gli australopitechi scesero dagli alberi e cominciarono a camminare: per adorare la Dea! Se così non fosse stato, avrebbero continuato a mangiare banane seduti sui rami, al sicuro dai predatori, oppure avrebbero camminato sulle mani per ossequiare il dio del cielo, e noi avremmo trovato le impronte delle mani e non quelle dei piedi! Le impronte trovate a Laetoli da Mary Leakey, sono la prova provata della vostra teoria: il piede è stato (ed è) l’espressione simbolica umana più antica ed importante, ed è il simbolo della Dea Suprema della terra: GEA!

10) A questo punto la vostra teoria è delineata, però, poiché siete scienziati, altro che storie, ed anche eroici, perché stare dentro una pericolosissima biblioteca non è cosa da tutti, dovete raccogliere altre prove della vostra ardita teoria. Ricordatevi che le teorie si difendono a colpi di PROVE, mica bruscolini negli occhi, dunque procedete a sfogliare il libro.

11) Arrestatevi non appena trovate una figura che abbia a che fare con i piedi, ad esempio questa (fig 3). Come sarebbe: “Mi ricorda qualcos’altro?” Ma siamo matti? Questa è una statuina che rappresenta i due sacri alluci appesi all’albero della conoscenza, vecchia di almeno 25.000 anni e precorre la Bibbia. Dovete piantarla di obiettare anche di fronte alle più semplici interpretazioni simboliche, le più ovvie. Se andate avanti così non diventerete mai Studiocomici, e men che meno Fisicomici!! Dovete seguire le istruzioni, che diamine, non far finta di usare i neuroni che neppure avete! Procediamo. (**)

12) Qualunque sia il libro che avete trovato, non potrete fare a mano di trovare le fotografie di alcune figurette riconducibili al paleolitico superiore, ad esempio questa (fig 4). Essa simboleggia la Dea. Visto che non ha i piedi? Come mai? Siete così stupidi? Ma perché non ha bisogno dei piedi visto che non deve adorare nessuno, è lei l’oggetto dell’adorazione, quindi l’ignoto sacerdote paleolitico ha scolpito la statuina per poi privarla dei piedi durante una cerimonia sacra, conferendole in questo modo la dignità riservata agli dei! E infatti…

13) …ecco una rappresentazione umana più o meno dello stesso periodo (cinquemila più cinquemila meno, non stiamo a sottilizzare): rappresenta un sacerdote con le corna (chissà che diamine combinava la moglie mentre lui portava a casa la pagnotta facendo il prete) intento ad adorare la dea della terra calpestando il terreno (fig 5). Visto che lui i piedi li ha? Altrimenti come avrebbe fatto ad adorare la dea?

14) Spostatevi al neolitico (poche pagine in avanti su, non esitate, abbiate coraggio: avete i guanti di lattice, accidenti!! Magari ciucciate un altro spicchio d’aglio, forza!): ecco un’altra statuina della Dea (fig 6). Neppure lei ha i piedi (ovviamente) perché è arcaica e il maschilismo neolitico ancora non aveva preso piede (da cosa credete che derivi “Prender Piede”? dal fato che i neolitici maschi presero i piedi e li privarono della loro sacralità, cancellando il culto della Dea!).

15) Un salto al periodo egizio. Ormai la Dea che aveva regnato per tutto il paleolitico (inferiore e superiore) ed era arrivata alle soglie del neolitico, è definitivamente sparita. Tutte le raffigurazioni delle dee egizie comprendono i piedi. Eppure il culto della Dea (tramandato dalle sacerdotesse in incognito) persiste, e raffigurazioni segrete lo testimoniano, ad esempio questa (fig 7). Vedete il segno del sacro alluce sulla destra in basso? E quello del sacro mignolo al centro del simbolo circondato dal bianco che simboleggia il fecondo liquido amniotico della Dea Terra? Il piede persiste dunque ma in incognito! (Potrebbe essere un buon titolo se mai scriverete un libro: Il Piede Incognito – Alla ricerca del simbolo della Dea Terra lungo il cammino dell’uomo!).

16) L’adorazione della Dea viene sempre più avversata dai maschilisti e, nel periodo greco, ecco che addirittura si rappresentano i sandali, il simbolo evidente dell’iconoclastia Achea (fig 8). Il sandalo impedisce il contatto della pianta del piede con la terra, ed è evidente pertanto l’impossibilità dell’adorazione! Del resto è noto che le scarpe vennero inventate proprio per questo, per far cadere definitivamente nel dimenticatoio il culto della Dea terra impedendo le pratiche di devozione!

17) Il mondo romano, maschilista per eccellenza, reprime senza pietà il culto dei piedi, tanto da costringere al suicidio una delle sacerdotesse più famose, Cleopatra! Il contatto del piede con la terra viene talmente vietato, che si inventano i primi disinfettanti per i piedi. Ecco un mosaico del IV secolo che mostra tre sacerdoti intenti alla disinfezione dei piedi tramite il succo d’uva (fig 9).È noto che fu tale pratica a generare, quasi per caso, la produzione del vino.

18) Nel medioevo, la repressione e l’odio nei confronti della Dea fu così totale da sconfinare nel ridicolo. Ecco un Adepto del movimento iconoclasta anti-Dea che pur di non toccare terra con i piedi siede in bilico su un cavallo senza neppure l’uso delle staffe(fig 10).

19) Ci vorrà il cristianesimo per riabilitare i piedi: ecco infatti il battesimo di Gesù rappresentato a piedi nudi, addirittura sott’acqua, dunque in contatto ancora più intimo col mondo della Dea! (fig 11). Per ribadire il concetto, fu proprio il vangelo a parlare della lavanda dei piedi, rito di purificazione prima del sacro contatto col terreno!

20) Anche in India il culto della Dea riprese vigore (fig 12)).

Ecco qua. In soli venti passi avete “svelato”, in modo assolutamente originale l’antica religione della Dea Madre basata sui piedi! Un culto presente ancora oggi ma del tutto segreto e nascosto, praticato dalle sacerdotesse e sconosciuto alle religioni ufficiali, e tutto con l’aiuto del vostro neurone che è riuscito ad interpretare i simboli arcaici fin dalla comparsa dell’umanità, anzi ben prima, poiché avete dato senso alle impronte degli Australopitechi!

Non siete terribilmente orgogliosi di voi stessi? E poi: con quale dovizia di particolari, di prove incontrovertibili che nessuno potrà mai contestare! Chi mai sarà in grado di confutare che le scarpe vennero inventate per contrastare la Dea? Che il vino scaturì da una pratica di purificazione anti-Dea?

Siete dei genii, poche storie, lanciati sulla strada della fama se solo saprete gestire il vostro immenso sapere, e tutto in un paio d’ore di pericolosa frequentazione di una biblioteca e lettura di un solo libro!

Adesso siete Studiocomici Simbolisti in pectore e, per esserlo veramente, dovrete solamente raccogliere in uno scritto (anche breve, per cominciare) le fregnacc… le profonde verità scoperte dai lunghi anni di studio (così dovrete dire, mi raccomando) per poi pubblicarlo in un blog compiacente, nel quale, possibilmente, non si accettano commenti contrari.

Se poi, per caso, possedete una strascicata laurea in fisica, allora siete sulla buona strada per divenire Fisicomici Simbolisti e, perché ciò accada, sarà sufficiente non aver paura delle figuracce con i colleghi, che si domanderanno se per caso, nel corso dell’ultimo raffreddore, non vi siate soffiati via l’unico malandato neurone che galleggiava come una particella di sodio nell’acqua minerale, all’interno del misterioso fluido contenuto nella vostra pregiatissima scatola cranica. Qualora non siate del tutto analfabeti, potreste anche decidere di raccogliere le vostre stronz… profonde riflessioni in un libro, nel qual caso cliccate qui per sapere come comportarvi.

E non dimenticate che se andate al bar con gli amici saranno loro a pagare il conto: voi sarete troppo occupati ad erudirli sulla religione dei piedi: il vostro malandato fegato ne sarà entusiasta.

Non vi piacciono i piedi? Preferite i rettangoli? Gli icosaedri? Gli occhi? I nodi emorroidali (al mondo c’è di tutto, mai escludere le possibilità)?

E allora? Dove sarebbe il problema? Vi pare che non ci siano libri illustrati a sufficienza? Qualunque sia la vostra preferenza, ci sarà sempre un enorme spazio per propugnarla come una verità.

Basta avere una buona faccia da culo e non aver paura dell’enorme ridicolo che susciterete (soprattutto se volete diventare Fisicomici), senza contare coloro che vi diranno che voi con i piedi ci ragionate (il che costiutirà un gran bel complimento).

Dunque avanti, gli impediti mentali vi attendono e vi tributeranno tutto il successo che meritate, commentando a lungo le vostre scempiaggini in area protetta, ma soprattutto…

…restate con noi per il prossimo imprescindibile, imperdibile, inossidabile ARCHEOATTACK!!!

desi.satta2@virgilio.it

(*) Tre! Però non lo sa nessuno e nel mondo virtuale della rete si possono spacciare le balle più enormi senza timore di essere smentiti. Dunque, prendendo esempio da sommi vati e scrittori avventizi, diciamo pure trentamila (o trecentomila, che mi piace anche di più).

(**) Tanto per dire che la realtà supera di gran lunga la fantasia, sappiate che nel libro citato questa foto è descritta come “Statuetta Femminile”!

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giovedì 3 giugno 2010

ARCHEO ATTACK – FACCIAMO UNA SCRITTURA NURAGICA

Di Desi Satta

Cari amici, ben trovati. Che piacere avervi ancora qui per un altro… Archeo Attack!

Avete costruito i nuraghi? Sì? Vi siete cimentati anche con quelli complessi? No? Non ancora? State ancora pagando i debiti per la prima torre e non avete più un soldo in tasca perché vostra moglie, il sindaco, il proprietario del supermarket e i vicini hanno venduto tutte le vostre proprietà e messo sotto sequestro due terzi del vostro stipendio?

Fan-ta-sti-co!

Significa che avete tempo a sufficienza per cimentarvi in un Archeo Attack completamente differente dal precedente, che non solo non vi costerà un centesimo, ma potrebbe rischiare di darvi da mangiare (poco, ma, si sa, poco è meglio di nulla) e forse anche da bere, senza neppure l’impegno dei vostri amici che ancora si stanno curando per la cirrosi epatica. Ne servirà qualcuno, ma senza particolare impegno, appena qualche ora e, dopo le prime volte che vi aiuteranno, non dovrete più sollecitarli perché faranno da sé… a volte anche troppo.

Siete curiosi? E allora seguite le istruzioni che seguono e realizzerete la vostra SCRITTURA NURAGICA in 37 passi!

1) La prima volta che andate al bar per ubriacarvi (tanto per dimenticare i casini nei quali vi siete cacciati costruendo una torre nell’orto di casa), cominciate a parlare di una scoperta rivoluzionaria che avete appena fatto, frutto di lunghi anni di studi e sofferenze: avete scoperto che gli antichi sardi del periodo d’oro delle torri scrivevano. Ma non solo: utilizzavano un proprio alfabeto, peraltro ammantato da un gran mistero perché veniva adoperato per tramandare oscuri e tenebrosi segreti;

2) Siccome nessuno vi crederà (anche gli ubriachi hanno un limite agli sciollori che riescono a digerire), non vi perdete d’animo: sfidateli tutti ad una scommessa!

3) Poiché le sfide fanno parte del corredo genetico dei sardi (nel senso che non possono fare a meno di sentirsi balenti e di preoccuparsi di questioni che non hanno alcuna importanza) dite loro che vi impegnate a pagare da bere per un anno se non riuscirete a leggere tutti i documenti che loro troveranno nei nuraghi. Non preoccupatevi di non riuscirci e procedete con fiducia. Al massimo sarà un ulteriore debito che si aggiungerà a quelli (ingentissimi) da cui siete oberati, dunque non sposteranno di un’unghia le vostre beghe esistenziali;

4) Quando vi diranno che nei nuraghi non c’è un accidente di niente, rispondete che non è vero e che sono gli archeologi che fanno di tutto per nascondere le scritte, che invece sono ben evidenti. Del resto è stranoto a tutti che gli archeologi sono una banda di cialtroni asserviti al potere centrale di Roma, che passa il proprio tempo ad escogitare sempre nuovi modi per impedire che i sardi, grazie alle proprie doti intrinseche, che li rendono superiori a tutti gli altri popoli, prendano il controllo del mondo come è avvenuto al tempo dei nuraghi, quando se ne andavano in giro per il Mediterraneo a mettere a ferro e fuoco tutto ciò che gli veniva a tiro;

5) A questo punto, ubriachi o meno, saranno tutti dalla vostra parte, perché non si è mai visto che i membri di una banda di perdigiorno che passa il tempo al bar non siano convinti di essere superiori a chiunque altro;

6) Costituite un gruppo di ricerca sul campo che chiamerete con un nome altisonante, come ad esempio Comitato Archeologico Sardo (CAS), di cui sarete, ovviamente, la testa pensante, mentre gli altri saranno il braccio ai vostri ordini;

7) Non vi irritate se, per la strada, tutti vi diranno che siete la testa del CAS, anzi, fatevene un vanto e dite loro che siete orgogliosissimi di essere la testa del CAS!

8) Sguinzagliate gli adepti (sarà bene mettere in chiaro subito che state fondando una religione) alla ricerca dei preziosi documenti ignorati dai perfidi archeologi sardi;

9) ATTENZIONE!!!!! Assicuratevi che nessuno se ne vada in giro con pala, piccone, e metal detector: tutti dovranno sapere che non si deve MAI, perturbare un sito archeologico, ma, al massimo, raccogliere in superficie quei reperti che i perfidi tombaroli potrebbero asportare e far sparire definitivamente; se agirete per il verso giusto potreste addirittura essere presi per persone che vogliono preservare il patrimonio archeologico regionale (e non è poco!).

10) Tornate nel tugurio fatiscente dove abitate (dopo che vi hanno buttato fuori di casa) ed attendete fiduciosi;

11) Dopo qualche giorno, tutti i membri del CAS, verranno da voi portandovi il bott… i reperti trovati nei nuraghi e nelle loro vicinanze: eccone un probabile campionario (FIg 1):

12) Con fare misterioso, dite ai membri (di cui siete il capo, perché siete anche la testa dei membri e non solo la testa del CAS) che volete essere lasciato solo per riflettere sui preziosi reperti; non è che si possa leggere quel ben di dio di scrittura nuragica sui due piedi, che diamine, ci vuole calma e riflessione; naturalmente non evitate di rimarcare che avevate avuto ragione a mandarli per nuraghi a cercare esempi di scrittura, perché i risultati oggettivi lo dimostrano: le scritte ci sono e come!

13) Rimasti soli, prendete la seguente tabella che avrete strapp… estratto dal bel libro di Sabatino Moscati “I Fenici” durante la vostra ultima visita in biblioteca, e procedete all’esame dei preziosi reperti (fig 2);

14) Per fare una prima scrematura, scegliete quelli che hanno un numero sufficiente di ghirigori indeterminati e, meno saranno credibili, più prendeteli in considerazione, perché in tal modo avrete meno possibilità che qualche paleografo serio vi dia un minimo di considerazione. Ad esempio: esaminiamo assieme la spazz… i reperti e vediamo come procedere.

Esaminiamo la fig 1. Il n. 23 non va bene, anche se è piuttosto intrigante; è chiaramente una scritta, ma non si sa mai che qualcuno possa lamentarsi per questioni di copyright: si sa come gli americani siano particolarmente suscettibili in questo campo;

I n. 3 e 5 è meglio farli sparire subito (nel senso che è meglio consegnarli con enfasi a chi di dovere, non senza sottolineare come il CAS – di cui siete la testa – ha ancora una volta dimostrato l’incompetenza degli archeologi che lasciano sul campo i reperti più preziosi);

Il n. 4 è un po’ scarno, anche se evidentemente un’epigrafe, o forse un calcolatore per la previsione della precessione degli equinozi, magari mettetelo da parte per successivi studi; potrebbe darsi che esaurito questo Archeo Attack ce ne sia un altro su come diventare “Studiosi Non Allineati”;

Il n. 6 è troppo diffuso, per questo motivo potrebbe essere un supporto risalente ad un periodo tardo, dunque meno significativo, come anche il n. 7;

I n. 25 e 26 potrebbero urtare la sensibilità delle alte gerarchie ecclesiastiche, dunque possono essere cestinati, tanto reperti di questo tipo si possono trovare in ogni nuraghe (certo che è un peccato perché sono particolarmente intriganti, ma gli scienziati, si sa, spesso soffrono per la difesa delle proprie idee);

il n. 24 è particolarmente promettente, però è troppo complesso: si tratta di una scritta di ampie proporzioni, su un supporto importante, per ora è meglio soprassedere: per partire con la decifrazione è meglio cominciare da qualcosa di meno impegnativo; evitate comunque di consegnarlo alla soprintendenza, tanto non ne comprenderebbero l’importanza: sono un branco di ignoranti e si corre il rischio che lo buttino;

Il n. 27 vi intriga, dite la verità, ma dovrete trascurarlo perché presumibilmente troppo dibattuto: sarebbero in troppi a pretendere di saperlo decifrare, e non è ancora il momento di creare polemiche; per queste, semmai, attendete il momento propizio;

Il n. 8 è bellissimo: un logo-pitto-auto-gramma nuragico di enorme interesse, che di certo prenderete in considerazione nel prosieguo dell’attività; per ora mettetelo da parte (ma non vi venga in mente di gettarlo via: è importantissimo!)

Il n.2 è ahimè come i n 25 e 26; se decifraste quello, ci sarebbero i verdi subito pronti a saltarvi addosso (maledetti ideologi, a volte son peggio degli archeologi e non vogliono capire la rilevanza dei reperti, soprattutto se contengono una scritta nuragica!); scartatelo;

I n. 1, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 19 sarebbero tutti adatti (si vede che sono scritte, no?) però bisogna scegliere quella più opportuna;

15) allora, eliminate le scritte meno adatte, osservate quelle rimaste procedendo come segue: isolate la più semplice che abbia un numero ragionevole ma non troppo elevato di ghirigori e punti, senza trascurare quelle che possono presentare figurine stilizzate o che possano essere riconosciute per tali: ad esempio la 13 (fig 3) e cominciate l’arduo compito della decifrazione;

16) prima di tutto i sardi scrivevano da destra a sinistra o viceversa? Che domanda sciocca, prima decifriamo, poi, in funzione di quello che si trova decideremo;

17) se partiamo da sinistra troviamo prima di tutto una lettera dell’alfabeto proto cananeo con il valore fonetico di ‘l’ (fig 4); come si può facilmente vedere dalla tabella strapp… estratta dal libro di Moscati;

18) subito dopo un’altra lettera con valenza proto-cananea ‘l’ (fig 5);

19) a seguire, una lettera con valenza fonetica ‘sh’ (fig 6);

20) soddisfatti del duro lavoro di decifrazione passate alla lettera successiva (fig 7), che è chiaramente una ‘š’ dell’alfabeto ugaritico (cuneiforme), peccato che sia al contrario;

21) non perdetevi d’animo (e che diamine, abbiamo appena cominciato!) evidentemente, se una lettera risulta al contrario, vuol dire solamente che stiamo leggendo la scritta al contrario, no?

22) ruotiamo la scritta di 180° e ricominciamo isolando le lettere (fig 8): Da destra verso sinistra

n-m-š -k-m-*, in cui il simbolo “*” indica una lettera non ancora determinata (dubbia).

23) Complimenti: avete letto la vostra prima iscrizione nuragica!!!!! In fondo non è stato troppo difficile, no? Però non ditelo ai membri del CAS;

Contenti? Ma certo che siete contenti, anche perché vi rendete conto che tutte le scritte nuragiche reperite nei nuraghi, grazie al vostro lavoro, possono essere lette con facilità: e che ci vuole?

I ghirigori possono essere m,n, š, l, mentre tutto ciò che somiglia ad una croce può essere una t, così come punti e caccole di mosca possono sempre essere interpretati come lettere cuneiformi e i circoletti come o. In realtà basta avere a disposizione segni sufficientemente indeterminati e tenere conto che :

- le grafie cambiano col tempo,

- con lo scriba,

- con il supporto,

- con il contesto,

- che sono possibili errori di ortografia e, soprattutto,

- che si tratta di una lingua completamente sconosciuta, che ha lasciato solamente segni debolissimi ed assolutamente controversi in qualche rado e raro toponimo.

Quale migliore opportunità?

24) Correte immediatamente al bar e cominciate a trincare in libertà annunciando che per tutto l’anno a venire berrete gratis a spese del CAS, perché avete vinto la scommessa e decifrato la scritta;

25) Ci sarà di certo qualche ignorante che vi dirà che nmshtm* non vuol dire un accidenti, e che non è mica detto che si debba leggere da destra verso sinistra, e quindi potrebbe anche essere che la scritta sia *mtshmn, e sarà allora che voi capirete se siete un paleografo non orientato (uno studioso fuori dagli schemi, un outsider o che altro si vuol dire) oppure un misero perdente che intende pagarsi da bere per un anno e, ciò che è peggio, pagare da bere a tutto il CAS.

26) Ma voi siete la testa del CAS, accidenti, e allora rispondete che per ora avete ‘letto’, e leggere e capire sono cose ben diverse; citate l’etrusco, che si legge benissimo ma si traduce con difficoltà: forse che il sardo è meno importante dell’etrusco? Se non si traduce l’etrusco (che deriva evidentemente dal sardo) perché si dovrebbe tradurre il sardo che è molto più importante?

27) Qualcuno vi dirà che non è vero che l’etrusco deriva dal sardo, ed un altro che quell’asterisco non vuol dire una cippa;

28) A questo punto cominciate la vostra nuova carriera di lettore di fregnac… traduttore di nuragico ed impartite la prima lezione:

- il nuragico è una scrittura consonantica che però, a volte, può comprendere anche vocali;

- può comprendere anche pittogrammi, logogrammi, ideogrammi e psicogrammi (ad esempio il bellissimo psicogramma del reperto 26 che significa ‘goduria’, ma anche ‘sforzo’ e ‘fatica’ forse che la goduria non richiede fatica?);

- per ora l’alfabeto non è completo perché non c’è ancora un numero di testi sufficiente a definirlo, quindi non bisogna scandalizzarsi se ci sono asterischi che verranno chiariti in fase di decifrazione;

- potrebbe anche darsi che alcune scritte siano dei doppi sensi, perché gli antichi nuragici consideravano la scrittura un affare sacro e destinato ai soli iniziati;

- potrebbe darsi (anzi è certo) che alcune scritte siano croptoretropalindrome;

29) se tutte queste stupidaggini sono scaturite dalle vostre labbra con una naturalezza che ha stupito perfino voi (soprattutto ‘croptoretropalindromo’, che non vuole dire nulla e vi è venuto perché siete completamente sbronzi), siete sulla buona strada, dunque buttatevi senza rete e dichiarate: “E comunque io ho anche la traduzione, ma per ora non la dico perché ne voglio essere sicuro”;

30) Abbandonate il bar (portando con voi una damigiana da venti litri piena di buon cannonau, pagata dal CAS) e tornate al vostro tugurio preparandovi per la parte più difficile del vostro lavoro, esaurita la quale, sarete a posto per un congruo numero di anni.

31) Riflettete bene: cosa ci occorre? Prima di tutto una lettera da sostituire all’asterisco che ci permetta di decifrare la scritta, e deve essere anche convincente, che so, il nome di un dio, oppure un termine che possa far presa sui cret… membri del CAS, qualcosa di cui non si possa in alcun modo dubitare: una parola… sarda.

32) Lasciatevi cogliere dall’illuminazione: e se fosse una “r”? La lettera incognita somiglia pericolosamente alla testa stilizzata dell’alfabeto proto sinaitico, e bisogna considerare che la scritta che andiamo traducendo aveva una valenza sacra, dunque doveva essere oscura, ma anche solenne e stilizzata, forse una scritta da esibire nel corso di una cerimonia e, guarda tu il caso e la bravura del traduttore: forse che il fonema “mr” non è lo stesso di “meri”, con valenza di ‘proprietario’, ‘signore’?

33) Felici come bambini quando aprono i pacchi della Befana, riscrivete in corsivo la vostra epigrafe (originariamente redatta in nuragoieratico), anche se la mano vi trema per l’emozione (e la quantità di vino ingurgitata). Ora è tutto chiaro (fig 9)!

Nm ShK Mr

Nel nome di ShKi, il signore. (con l’accento sulla ‘h’)

BINGO!!!

34) E chi accidenti era ShKi (con l’accento sulla ‘h’)?

35) E che cappero ne sappiamo? Abbiamo appena tradotto la prima scritta nuragica e già si pretende di sapere la genealogia degli imperatori Sardi, quelli che conquistarono l’Armenia, la Slovenia e la Tirrenia (mandandola in fallimento)?

36) Anche se sono le tre del mattino (ma per voi non fa differenza perché siete sempre ubriachi fradici) frappatevi a casa del vostro amico ex giornalista (ora pensionato frustrato perché lo ignorano tutti, soprattutto i figli fuggiti all’estero) e comunicategli che avete la notizia del secolo: i nuragici scrivevano e c’era un re del 1472 a.C. che si chiamava Shki (con l’accento sulla ‘h’), che somiglia a Sechi, anzi non è altro che il capostipite della famiglia! Una notizia sconvolgente: il drappo nero della protostoria sarda (tessuto dalla colonizzazione sabauda e rinforzato dal fascismo e dai governi repubblicani) è strappato per sempre!

37) E poi?

Un momento: l’Archeo Attack è concluso. Adesso avete la vostra scrittura nuragica, come promesso, e potete bere per un anno senza pagare un accidenti (tanto ci pensano i membri del CAS). Il vostro amico batte il tamburo della propaganda e gli adepti si moltiplicano come i pidocchi sotto il casco di Simoncelli, diventano tanti e tutti aderiscono al CAS, diventandone membri (membri del CAS) sguinzagliati per nuraghi e nuraghetti alla ricerca delle scritte, che fioccano come penne quando spennate la pudda di Tzia Cornelia.

Adesso siete in una botte di ferro e non dovete neppure faticare troppo a difendere le vostre prodigiose scoperte: ci pensano i membri!

Ve l’avevo detto che non avreste speso un soldo e che qualcosa ci avreste guadagnato, no?

Se volete, restate con noi per altri favolosi e fantastici…

…Archeo Attack!

P.S. – Se per caso non riusciste, nonostante tutto, a decifrare almeno una scritta, provate a bere meno di venti litri al giorno; se anche così faceste cilecca, non angustiatevi: se non altro ci saranno i membri del CAS che puliranno i nuraghi, e lo sappiamo tutti quanto ne abbiano bisogno!

desi.satta2@alice.it

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sabato 29 maggio 2010

ARCHEO ATTACK – FACCIAMOCI UN NURAGHE DA NOI SENZA COLLA VINILICA

di Desi Satta

Cari amici, abbiamo un po’ di tempo libero e uno spazio nell’orto? E allora dai: facciamoci un nuraghe e rinverdiamo i fasti dei nostri avi costruttori.

Cosa ci vuole e quanto tempo? Seguite le istruzioni passo dopo passo e lo saprete: buon divertimento!

Ah, un’ultima cosa: al contrario di Art Attack non servono i cilindri di cartone della carta igienica né la colla vinilica.

  1. Individuate un’area libera di 12x12 mq nel vostro orto; assicuratevi che sia facilmente raggiungibile dal cancello e che disponga di un’area adiacente (il parcheggio dietro il supermarket accanto a casa andrà benissimo) in cui stoccare gli ingredienti per il gioco;
  2. Prendete una corda intrecciata con fibre vegetali (le foglie di asfodelo vanno benissimo) lunga una decina di braccia;
  3. Piantate un piolo nel terreno al centro dell’area individuate e legateci la corda;
  4. Tagliate un ramo alla lunghezza di un braccio;
  5. Misurate otto braccia sulla corda partendo dal piolo e fate un nodo;
  6. Tracciate un cerchio in corrispondenza del nodo;
  7. Ripetete la procedura per una lunghezza di quattro braccia circa 2,25 m).

A questo punto abbiamo ottenuto la pianta del nostro nuraghe. Sì è vero, somiglia moltissimo alla pianta del nuraghe Sa Pedra di Macomer (cfr Moravetti). A questo punto decidete che materiale intendete usare. Abitate in periferia? Benissimo, allora non avrete difficoltà. Nella zona di Macomer? Fantastico, perché nel raggio di 300m da casa vostra (in media) troverete tutto il materiale di cui abbisogniate. Se così non fosse leggete fino alla fine e saprete come fare.

  1. Contattate vostro cognato, proprietario di quattro buoi per le due traccas che usa a carnevale e ditegli che volete fare un nuraghe nell’orto; se non vi manda immediatamente a quel paese, visto che ci siete, chiedetegli anche se ha un paio di amici (tre) che non hanno niente da fare (andranno benissimo tre operai in cassa integrazione che risparmieranno un sacco di soldi evitando di bere birra al bar) e fatelo venire a casa vostra;
  2. Adesso prendete una quarantina di metri di corda intrecciata con fibre vegetali (bella robusta), quattro robusti pali di ginepro dritti e lunghi dieci braccia, sei o sette pali di ginepro da utilizzare come leva e come slitta;
  3. Quando gli amici arrivano, dite loro che avete bisogno di portare qualche pezzo di trachite nel parcheggio del supermarket dietro casa, e mostrate loro l’elenco di fig 1;
  4. Se per caso vi dicono che siete matto, fategli notare che in fondo si tratta di sassi non troppo grandi e specificate che i più grandi in assoluto (quelli da 1 mc di media) sono solo 75 e devono essere allungati (ad esempio l= 2m; h=0,4m; d=0,7m) quindi più facili da movimentare di un cubo da un metro di spigolo; dite anche che di quelli davvero grossi ne servono pochi, e possono prenderli anche da 0,8mc, o 0,7mc, basta che siano di forma allungata e ragionevolmente piatti;
  5. Quando finalmente li avrete convinti (se avete un bel po’ di cannonau sarà più facile) spiegate loro che devono fare come segue: trovato il sasso devono sollevarlo con due leve ad un’estremità e poggiarla su un palo di ginepro lungo due braccia o poco meno; imbragarlo al palo e ripetere l’operazione con un altro palo (i pali vanno imbragati trasversalmente al senso della lunghezza alle due estremità); una volta che il masso è imbragato si solleva con due leve e si caccia sotto uno dei pali, orientato in direzione del parcheggio del supermarket; poi si ripete con un altro palo, disposto parallelamente al primo a distanza di un braccio; per tirarlo sui binari si usano i buoi; a questo punto si fanno tirare i quattro buoi e ci si muove; quando i pali sono stati percorsi, se ne mettono altri due, si prendono quelli rimasti indietro e si mettono davanti; se tutto va bene e non ci sono muretti a secco o altri ostacoli, si va facilmente ad una velocità di 200 m/h (includendo il tempo perso per l’imbragatura, anche se si va in pendenza, basta che non sia troppo accentuata); naturalmente non devono partire dai sassi più grandi, lo faranno se li trovano vicini, altrimenti prenderanno quello che c’è spuntando di volta in volta dall’elenco, e facendo carichi da 1 mc circa, che è un volume facile da trasportare; nel caso di pietre piccole (ad esempio da 300 kg, se ne prenderanno tre o quattro alla volta, usando una slitta;
  6. A questo punto almeno uno degli amici si ricorderà che il nonno, quando aveva spietrato un campo per coltivare il grano, aveva usato i buoi per tirare via i massi di dimensioni più grandi, che erano più o meno come quelli che occorrono, e li aveva fatti semplicemente strisciare per terra trainandoli con i buoi; voi fategli notare che con la vostra tecnica si fa molto prima, perché si evita che i massi si piantino nel terreno; se non sono convinti, cercate altri amici, tanto oggi in Sardegna di gente in cassa integrazione ce n’è moltissima;
  7. Mentre loro si allontanano, ricordatevi di ringraziare la Madonna del Rimedio perché nessuno (a causa del cannonau bevuto) ha pensato di domandarsi quanto tempo impiegheranno; per saperlo basta moltiplicare la distanza media a cui si trovano i massi (300m, quindi parecchi anche più lontani) per la cubatura da trasportare (circa 842 mc), che risulta di 158 giorni se si lavora otto ore al giorno o 126 se si lavora dieci ore; naturalmente se avete molti amici e costituite due squadre (otto uomini, otto buoi), impiegherete 80gg oppure 65; ma se si usano quattro squadre (sedici uomini sedici buoi), allora i tempi si riducono a 40gg e 33gg; insomma: se avete molti amici (sedici non è un numero elevato), in un mese o poco più avete finito;
  8. A questo punto avvertite il proprietario del supermarket che avrà qualche problemino per un po’ di tempo e partite per un viaggio alle Fiji, avendo l’accortezza di lasciare le chiavi della cantina a disposizione degli amici che portano i sassi;

Dopo un mese (voi avete molti amici e ne avete trovato sedici senza problemi) tornate a casa abbronzati da fare schifo e non trovate parcheggio al supermarket. La vostra riserva di Cannonau è esaurita e la casa è ridotta un disastro, ci sono bottiglie dappertutto e vostra moglie chiede il divorzio. A questo punto fate un salto al Rimedio per lasciare un ex voto e lungo il ritorno fermatevi ad ordinare un’autobotte di cannonau perché ne avrete bisogno: state per avviare la realizzazione del nuraghe.

  1. I vostri sedici amici (con vostro stupore) sono contentissimi del lavoro che hanno svolto (e del vino che hanno bevuto); non vedono l’ora di dare l’avvio ai lavori; addirittura ce ne sono altri quattro che vorrebbero aggiungersi all’impresa e voi non sapete dire di no;
  2. Lasciatevi convincere perché otto braccia in più fanno comodo e, visto che ci siete, chiedetevi se raddoppiando le risorse (arrivando a quaranta uomini) non si potrebbe fare prima;
  3. Presi dal dubbio, cercate pure Tziu Tottoi, che da una vita costruisce muretti a secco (e sa bene come fare ad incastrare le pietre l’una con l’altra) e chiedetegli se ha voglia di darvi una mano;
  4. Siccome siete fortunati (la fortuna arride sempre ai folli) Tziu Tottoi si rende disponibile e vi suggerisce di cercare altri venti volontari per un totale di quaranta, da suddividere in quattro squadre da dieci (con due buoi ciascuna) per tirare su i primi quattro o cinque metri di torre;
  5. Ordinate subito un’altra autobotte di Cannonau;
  6. Andate alla sede del locale partito indipendentista NI (Nuraki&Indipendentzia) e manifestate l’intenzione di realizzare un Nuraghe; venti attivisti si renderanno immediatamente responsabili anche senza chiedervi per quanto tempo, basta che ci sia vino a sufficienza;
  7. Tziu Tottoi aggiunge alla pianta del nuraghe alcuni elementi che avevate dimenticato: il corridoio d’ingresso strombato verso l’interno, una nicchia di corridoio a destra e l’attacco della scala a sinistra; lasciatelo fare perché significa che sa quello che fa;
  8. Tziu Tottoi porta le quattro squadre nel parcheggio del supermarket e indica loro le pietre da portare per il primo filare, che sarà alto circa ½ metro; per fortuna le pietre più grandi sono ancora imbragate, mentre le più piccole vanno mosse con una slitta;
  9. Tziu Tottoi parte dall’ingresso e dispone due massi da circa 0,32 mc (0,8x0,8x0,5 mc), poi procede verso l’interno definendo il contorno della nicchia e quello dell’attacco del vano scala; mentre le squadre lavorano, Tziu Tottoi indica di volta in volta le pietre da portare; quando si sbaglia, lascia i massi in vicinanza del Nuraghe e ne sceglie altre; il lavoro procede come segue: a partire dall’ingresso si dispongono i massi più regolari ed allungati lungo i perimetri esterno e interno e , mano a mano che si procede, si riempiono i vuoti tra i due perimetri con conci irregolari e di dimensioni più piccole, avendo cura di riempire i vuoti con pietre di dimensioni adatte. (Si tratta della tecnica ‘a sacco’. Il nuraghe è realizzato ‘a secco’, ‘a sacco’)
  10. Fortunatamente, Tziu Tottoi è un pensionato, quindi si dedica a tempo totale alla costruzione; ciascuna squadra (in media tra conci grandi e piccoli) porta una pietra ogni mezza giornata di otto ore (per vostra fortuna il parcheggio è a 20 metri dall’orto e, per il primo filare, si devono solamente far strisciare sul terreno, per il secondo, si devono sollevare solo di 50 cm; quindi il valore di una pietra ogni mezza giornata di otto ore è una media tra i due filari). Dopo nove giorni (di otto ore), il primo metro di nuraghe è completo; se siete riusciti a farli lavorare per dieci ore, avete impiegato solo otto giorni, però non ne vale granché la pena; decidete voi.
  11. Tziu Tottoi, che sa quello che fa, ha disposto un aggetto di un palmo ogni due filari per il paramento della camera interna e un palmo ogni quattro per il paramento esterno, usando un triangolo fatto con tre rami belli dritti e un pezzetto di corda legata a un sasso. Quando fa poggiare i massi dei due perimetri esterno/interno verifica che l’aggetto e la scarpa siano più o meno costanti;
  12. Senza por tempo in mezzo, Tziu tottoi sceglie pietre di taglia più piccola (in media 0,6 mc) e si dedica al secondo metro di nuraghe; ci sono da poggiare (in media) altri 75 conci, però si devono portare ad un’altezza maggiore (max 1,5 m); si può farlo senza ponteggi, con leve e cunei, che è più laborioso; le squadre ne poggiano una al giorno (di otto ore); per completare il secondo metro ci impiegano 31gg; se lavorano dieci ore, sono 25gg;
  13. A questo punto avete posato 151 mc di massi;
  14. proseguite il metro successivo con massi da 0,3 mc (peso 750 kg); a questo punto il sollevamento è più agevole perché in dieci si suddivide il peso in ragione di 75 kg ciascuno; potete usare il principio della carrucola ed un ponteggio, o magari anche i buoi) oppure il solito metodo dei cunei che fino a tre o quattro metri va benissimo; poggiando 7 massi ogni dieci ore (in quattro squadre, quindi meno di due al giorno) ve la cavate in 45 gg (di otto ore) o in 36 giorni di dieci ore;
  15. Contenti? state lavorando da 85 gg ed avete tirato su tre metri di nuraghe (oppure 68 gg, dipende); le maestranze cominciano ad averne le tasche piene, ed allora dite loro che il più è fatto e che, se costruiranno un altro metro; arrivando a quattro, avranno costruito i tre quarti della torre, e i più stanchi di loro potranno tranquillamente tornarsene a casa;
  16. Siccome non sono scemi (anche se hanno accettato di lavorare gratis) vi faranno notare che hanno messo in opera solo 226 mc, e ad arrivare a 842 ce ne corre! Allora ditegli che vi riferivate al tempo, non al volume e, se vi daranno retta, dimostrerete come sia possibile; mescete abbondante vino e procedete;
  17. Per il quarto metro, si usano sassi da 0,25 mc; pesano meno ma devono andare più in alto, quindi la frequenza di posa rimane la stessa, ma il numero di sassi è maggiore; ci vogliono 53 gg (di otto ore) o 42gg (di dieci);
  18. A questo punto, un sacco di gente vi manda a quel paese e se ne va; stanno lavorando da 138gg (o 110), sono tre mesi e la torre è arrivata a soli quattro metri, il parcheggio è ancora ingombro di sassi e il proprietario vi aspetta in fondo alla via per troncarvi in testa una mazza da baseball; il vino è quasi finito, la vostra ex moglie vi tartassa con gli avvocati (e fa bene), mentre la casa è ridotta ad un porcile; vi ritrovate con venti persone (più Tziu Tottoi che sogghigna) e vi sentite persi; non preoccupatevi, cementate il gruppo sparlando dei bastardi che vi hanno abbandonato e procedete facendo leva sul nazionalismo, anche perché Tziu Tottoi vi ha detto che nel cantiere non ci sarebbe stato spazio per quaranta persone, visto che sul nuraghe non avrebbe saputo dove metterle; sono rimasti i conci da 0,125 mc (che pesano circa 300 kg) e questi si sollevano con facilità;
  19. Ordinate un’altra autobotte di cannonau e dividete gli uomini in tre squadre: due da sette e una da sei;
  20. Le due squadre da sette lavoreranno alla posa dei conci, quella da sei al trasporto; con Tziu Tottoi che bada solo alla posa, (ed ha aumentato l’aggetto della camera interna di un altro palmo) il lavoro si svolge come segue: i sei del trasporto portano 15 conci all’ora dal parcheggio alla base della torre (con un paio di buoi è un giochetto, si tratta di una ventina di metri) mentre le due squadre da sette tirano su i conci; possono farlo in diversi modi, ma stiamo parlando di trecento chili suddivisi tra sette persone, cioè una quarantina di chili a testa; inoltre si deve considerare che solo i conci dei due paramenti esterno/interno devono essere disposti con molta cura (rispettando la scarpa esterna mantenuta costante e l’aggetto della camera interna) mentre il riempitivo è meno importante e Tziu Tottoi se ne preoccupa meno, dando uno sguardo ogni tanto; si poggiano 15 conci all’ora per i metri cinque, sei e sette; significa che la squadra trasporta circa 2 mc /h (due viaggi da poco più di 1 mc, per 20 m) e ciascuna squadra solleva ad un’altezza media di sei metri circa sette/otto sassi ora; non preoccupatevi perché la gran parte dei massi saranno assai piccoli e soprattutto arrivati ai sei metri e chiusa la tholos centrale (a 6,20 m) non occorreranno più conci di forma particolare per il cuore dell’edificio, e si dovrà porre cura solamente al paramento esterno; ci vogliono in tutto 14gg (di otto ore) o 12gg da dieci;
  21. Adesso i vostri amici sono entusiasti, perché avete completato i tre metri in pochissimo tempo, e voi spiegate che per i successivi sarà ancora più facile, perché non c’è da preoccuparsi di quel buco al centro dove ogni tanto qualcuno rischia di cadere;
  22. Se volete fermarvi adesso che la sommità è chiusa, scordatevelo; Tziu Tottoi vi dice che ci vuole un po’ di peso per stabilizzare tutto e bisogna andare avanti, con massi tutti più o meno della stessa misura; continuate i metri 7,8,9 con una frequenza di posa più bassa (è più semplice posarli ma si è anche più in alto) diciamo dodici massi ogni ora; ci vogliono 15gg (o 12 gg);
  23. infine altri tre metri per arrivare a tredici con una frequenza di dieci massi ora; in tutto come in fig 2: 182gg di otto ore, oppure 146gg di dieci ore (fig 3);

Bello, no? Avete nell’orto di casa un nuraghe alto 13 m con 11m di diametro alla base, una tholos interna alta 6m con un diametro di 4,5 m ed una scala lunga 25m con una pendenza di circa 30°.

Il tutto in 250gg o 215gg, con un numero di amici pari a sedici per ramazzare i sassi e portarli al supermarket (con i buoi), quaranta per i primi quattro metri di nuraghe e venti per gli altri nove; più Tziu Tottoi perché siete degli ignoranti e non sapete come disporre i conci!

Adesso godetevi la torre, l’ingiunzione di demolizione richiesta dal comune, il processo per danni intentato dai vostri vicini, la denuncia e la richiesta di risarcimento danni per l’occupazione abusiva del parcheggio del supermarket, la costosissima cura contro la cirrosi epatica, per voi ed i vostri amici, e la richiesta di interdizione per incapacità mentale intentata dalla vostra ex-moglie: tutto in sei o sette mesi.

Contenti?

E allora state con noi per il prossimo Archeo Attack!

P.S. – A proposito della materia prima: non ci sono nuraghi i cui conci provengano da distanze superiori ai 300m (media); se voi foste così sfigati da capitare nell’unico posto della Sardegna senza pietre, raddoppiate gli amici che portano i conci, da sedici a trentadue; la distanza media salirà a 600m ed il tempo impiegato sarà lo stesso (se poi non li trovate neppure così, chiedete all’infermiere dove vi trovate, perché probabilmente il vostro manicomio non è in Sardegna!)

Estratto e modificato da: A. Moravetti – Ricerche Archeologiche nel Marghine – Planargia – Carlo Delfino Editore

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